GIORNATA DEL MALATO 2013

Chiesa della Misericordia

 Piombino

10 febbraio 2013

Giornata del malato

 

Carissimi, appena dopo l offerta del pane e del vino, perché diventino per noi cibo di vita eterna e bevanda di salvezza, ripeteremo e chiederemo, di nuovo, al Signore,  che il pane e il vino che ha creato ( ) a sostegno della nostra debolezza, diventino per noi sacramento di vita eterna.

La preghiera sulle offerte specifica che questo pane e questo vino sono sostegno della nostra debolezza.

Noi, figli di Adamo, abbiamo ereditato questa debolezza mortale e la sperimentiamo ogni giorno, ne soffriamo ogni giorno; ogni giorno ci è di inciampo e causa di molti mali. Questa debolezza ci fa essere spesso preda della paura e persino del panico,  terrorizzati di fronte alla fatica del vivere e del vivere bene, di fronte al continuo sforzo per essere protagonisti coraggiosi di questa umana avventura nella quale ci siamo un giorno trovati e che si realizza nel rispondere prontamente alla chiamata alla santità, in quanto battezzati, figli di Dio e tra noi fratelli. Ogni chiamata, ogni vocazione, allora, non può che essere un sì, un amen, che non confida però sulle proprie forze, le proprie capacità, ma piuttosto si affida, consegna se stesso a Colui che chiama. È un avvertire la presenza di Dio e, al tempo stesso, proprio questa presenza ci illumina e ci fa conoscere il nostro nulla.

È in qualche modo l esperienza di Isaia:

   «Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti
».

È l esperienza di Simon Pietro:

 «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto .

È l esperienza di Paolo che si racconta:

  Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto .

Ma queste diverse chiamate trovano  forza e coraggio, pacifico e robusto fondamento nella fedeltà e nella bontà di Dio, che è fedele e ama le sue creature.

 Isaia sarà confortato dalle parole di uno dei Serafini: «Ecco, questo (tizzone ardente) ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato».

Pietro sarà rassicurato dalla parola del Maestro:

«Non temere; d ora in poi sarai pescatore di uomini».

Paolo, mentre ricorda il male fatto, celebra e benedice il Signore per la salvezza che la grazia di Dio opera:

Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me .

C è un momento però, in cui l incontro tra la nostra impotenza e l onnipotenza di Dio, tra il nostro peccato e la sua grazia, tra la nostra debolezza e la sua forza, si fa terribilmente ma anche provvidenzialmente urgente:

è l ora del dolore, l ora della malattia, della sofferenza fisica, psichica e spirituale; l ora in cui si fa più indispensabile abbandonarsi totalmente, fiduciosamente, nelle braccia del Signore. È un ora oscura, stracolma di domande e interrogativi che umanamente non trovano risposta. È un ora misteriosa, che tuttavia ci può portare più speditamente a Dio, oppure, ahimè,  verso l abisso della disperazione, del non senso.

Il Santo Padre Benedetto XVI, nel suo messaggio per la giornata del malato di quest anno scrive:

Vari Padri della Chiesa hanno visto nella figura del Buon Samaritano Gesù stesso, e nell uomo incappato nei briganti Adamo, l Umanità smarrita e ferita per il proprio peccato (cfr Origene, Omelia sul Vangelo di Luca XXXIV, 1-9; Ambrogio, Commento al Vangelo di san Luca, 71-84; Agostino, Discorso 171). Gesù è il Figlio di Dio, Colui che rende presente l amore del Padre, amore fedele, eterno, senza barriere né confini .  E Colui che ( ) si china, pieno di misericordia, sull abisso della sofferenza umana, per versare l olio della consolazione e il vino della speranza .

Carissimi, celebriamo questa Eucarestia consapevoli che il Sacrifico della Croce è la sorgente dell amore del Padre che consola, che si china sull umana sofferenza e la soccorre. Il cristiano, con la forza e la luce che scaturiscono da questo cibo, è continuamente consolato e reso forte nell ora del dolore e della malattia, ed è invitato, nei giorni della giovinezza e del vigore, a farsi prossimo di ogni uomo che incontra, ferito e dolorante, sulle strade del mondo; come anche di quanti sono incappati nei briganti. La Chiesa è chiamata a questo. Il cristiano è chiamato a questo. Maria Santissima è l esemplare altissimo della nostra vocazione.  

Il Santo Padre scrive al proposito Nel Vangelo emerge la figura della Beata Vergine Maria, che segue il Figlio sofferente fino al supremo sacrificio sul Golgota.  Ella non perde mai la speranza nella vittoria di Dio sul male, sul dolore e sulla morte, e sa accogliere con lo stesso abbraccio di fede e di amore il Figlio di Dio nato nella grotta di Betlemme e morto sulla croce. La sua ferma fiducia nella potenza divina viene illuminata dalla Risurrezione di Cristo, che dona speranza a chi si trova nella sofferenza e rinnova la certezza della vicinanza e della consolazione del Signore .

A Nostra Signora di Lourdes affidiamo in questo giorno la nostra Diocesi, i nostri malati nell anima e nel corpo e soprattutto chiediamo che ci aiuti a contemplare il mistero della Passione di Cristo e la sua vittoria sulla morte. Diceva il beato Giovanni Paolo II, il 15 settembre 1991, durante la preghiera dell Angelus: 

In quel corpo martoriato c è l unica risposta convincente agli interrogativi che salgono imperiosi dal cuore. E con la risposta c è anche la forza necessaria per assumere il proprio posto in quella lotta, che oppone le forze del bene a quelle del male.  (cfr. GIOVANNI PAOLO II, Salvifici doloris, n. 27 ).                                                                            

  «Coloro che partecipano alle sofferenze di Cristo conservano nelle proprie sofferenze una specialissima Particella dell infinito tesoro della Redenzione del mondo, e possono condividere questo tesoro con gli altri» (Ibid.).  Chiediamo alla Madonna Addolorata di alimentare in noi la fermezza della fede e l ardore della carità, per saper portare con coraggio la nostra croce quotidiana (cfr. Lc 9, 23) e così partecipare efficacemente all opera della Redenzione .

 

+ Carlo, vescovo

 

 

 

 

 

 

 

 

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