“Ritrovare una semplicità di vita”

Il messaggio del vescovo Carlo

«Non basta “staccare la spina”,
ma occorre riposare davvero.
Per farlo, bisogna ritornare al cuore delle cose:
fermarsi, stare in silenzio, pregare,
per non passare dalle corse del lavoro
alle corse delle ferie»

PAPA FRANCESCO

A TUTTI L’AUGURIO DI UNA SERENA ESTATE

Carissimi fratelli e sorelle,
la stanchezza accumulata anche quest’anno, il caldo che sta arrivando, le belle giornate ci fanno sentire tanta voglia di vacanze. Un desiderio che è importante decantare, come un buon vino, per filtralo, depurarlo così da organizzare giorni di rigenerazione e ricreazione del corpo e dello spirito.
Spesso partiamo subito con il piede sbagliato, ci affanniamo per «dover fare» le vacanze. Forse dobbiamo educarci a usufruire in maniera conveniente e fruttuosa di questo tempo.

A mio avviso vacanza significa prima di tutto ritrovare una semplicità di vita; recuperare una dimensione autentica, naturale, spontanea, uscire da quelle giornate organizzate fino all’artificio, a quelle relazioni subite che ci deprimono e in qualche modo, non di rado, si appropriano di noi. Credo che per assaporare il vero gusto delle vacanze dobbiamo renderci disponibili alla fatica di vivere e gustare un nuovo stile nel relazionarci.


Prima di tutto, per noi cristiani, con Dio e poi con noi stessi e con coloro che ci stanno attorno e così vivere giorni pieni di proposte di bellezza a tutto tondo. La bellezza della creazione, quest’opera meravigliosa di Dio e le bellezze che ci ha offerto e ci offre l’uomo con la sua genialità che, nonostante tutto, continua ad essere feconda e generosa.
È un tempo anche per entrare in un’altra realtà altrettanto interessante e necessaria: nella nostra interiorità; quasi nel segreto della nostra vita. Fermarci a considerare e a riflettere su quelle esperienze che abbiamo vissuto velocemente e che forse è il caso di approfittare di recuperare, leggerle e farle nostre per essere sempre meno ignoranti di chi siamo
e di dove andiamo. Dunque fermarci, stare con noi stessi, senza la frenesia che ci ha accompagnato durante l’anno e che farebbe delle nostre vacanze l’ennesima proposta di un infelice e sterile consumismo esistenziale.
«Le vacanze, pertanto, non devono essere viste come una semplice evasione, che impoverisce e disumanizza, ma come momenti qualificanti dell’esistenza stessa della persona. Interrompendo i ritmi quotidiani, che l’affaticano e la stancano fisicamente e spiritualmente, essa ha la possibilità di recuperare gli aspetti più profondi del vivere e dell’operare. Nei momenti di riposo e, in particolare, durante le ferie, l’uomo […] ha la possibilità di scoprire la bellezza del silenzio come
spazio nel quale ritrovare se stesso per aprirsi alla riconoscenza e alla preghiera» (GIOVANNI PAOLO II, Angelus, 21.VII.1996).
A tutti il mio augurio di una serena vacanza.
+Carlo, vescovo