San Cerbone a Baratti

L'omelia del nostro vescovo Carlo

Sabato 31 agosto a Baratti seconda edizione della luminaria di S. Cerbone, dopo il fermo triennale causato dal Covid, diciottesima dalla nascita dell’iniziativa ad opera dell’associazione <> in collaborazione con la diocesi di Massa marittima – Piombino. L’organizzazione di quest’anno ha previsto una inversione degli eventi, con la Santa Messa celebrata prima dell’arrivo della reliquia del santo dal mare. Alle 19.30 Cappella di S. Cerbone piena, con i fedeli accalcati anche fuori dell’ingresso, per un appuntamento che ormai ha messo salde radici nel cuore di residenti e turisti. Di seguito il testo dell’omelia pronunciata dal nostro vescovo Carlo. L’arrivo della reliquia via mare Carissimi fratelli e sorelle,
abbiamo appena ascoltato il salmo 14, un salmo che si apre con una domanda: «Signore, chi abiterà nella tua tenda?», domanda a cui tutto il salmo in qualche modo risponde.
Ilario di Poitiers scrive: “Dobbiamo riporre questo salmo nelle viscere, scriverlo nel cuore, annotarlo nella memoria, confrontarci notte e giorno con il tesoro di questa sintesi ampia e breve nel contempo. Così, una volta acquisita tale ricchezza come viatico per l’eternità e dimorando nella chiesa, potremmo alla fine riposare nella gloria del corpo di Cristo». Abitare, parola che vogliamo in qualche maniera fare nostra. Abitare che significa continuare ad avere un luogo, una consuetudine che rende quel luogo mio, non in maniera egoistica, ma piuttosto come luogo che mi ha in qualche modo formato e al quale ritorno continuamente per gustare un’intimità, un calore, una sicurezza, che è solo dell’abitare e cioè nel vivere una casa. Ora dobbiamo domandarci: noi dove abitiamo? Abbiamo ancora un luogo che possiamo definire nostro? I nostri genitori si sono preoccupati di lasciarci un luogo dove abitare, una casa.  E noi? I nostri genitori si preoccupavano di questo, poiché prima di tutto noi abitavamo nel loro cuore, nella loro mente. Questo abitare nostro in loro faceva sì di una preoccupazione, di una presenza che ci custodiva oltre la loro stessa morte, una proiezione di questo amore che non voleva essere infranto neanche dalla morte. Ecco un luogo per loro prezioso che volevano lasciarci, un luogo dove abitare; di questo si preoccupavano. La messa celebrata al tramonto nella cappella dedicata a san Cerbone (Baratti) Don Divo BARSOTTI scrive qualcosa che credo sia una cifra, una chiave di lettura per noi cristiani. Don Divo dice questo: «La tua patria è il cuore di Dio, in ogni altro luogo tu sei uno straniero».
Carissimi fratelli e sorelle recuperiamo con urgenza quel luogo che ci ha formato e da cui allontanandoci fa sì che ci sentiamo pellegrini. Un luogo certamente fatto di mattoni, ma prima di tutto è un ritornare ad abitare relazioni e affetti, le uniche realtà capaci di realizzarci come uomini. Come cristiani poi abbiamo bisogno del cuore di Dio. Lui è fonte inesauribile di tenerezza, ma noi dobbiamo andare ad attingere quella tenerezza per ritrovare una patria, per ritrovare un equilibrio e un’armonia.
Crediamo, come ha scritto qualcuno, «che il dimorare alla presenza di Dio e il vivere la fede dipendano in un’ultima istanza dalle relazioni con gli altri uomini e donne: questa è la legge regale, il criterio decisivo per entrare in comunione con Dio, perché chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede e chi ama l’altro ha adempiuto alla legge.
Il credente è semplicemente caratterizzato da qualità umane, umanissime, nelle quali consiste tutta la sua grandezza, la volontà di Dio è che siamo pienamente umani, nulla di più nulla di meno!» (L.MONTI, I salmi: preghiere e vita, Magnano 2018, p. 207).

Accordaci, o Signore,
di camminare nella integrità,
di praticare la giustizia
e di non accogliere insulti contro il nostro prossimo.
Così, sostenuti da questa innocenza,
potremmo abitare nella tua tenda,
riposare sul tuo santo monte. (Orazione salmica di tradizione spagnola)

4 Settembre 2024

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