Si intitolava «A braccia aperte» l’incontro nazionale dell’Azione cattolica con papa Francesco, in programma la mattina di giovedì 25 aprile, in piazza San Pietro. Anche la sezione diocesana di AC ha partecipato: di seguito il loro racconto.
L’Azione Cattolica Diocesana il 25 aprile ha partecipato con entusiasmo all’incontro nazionale “A braccia aperte” promosso dall’Azione Cattolica Italiana che ha dato avvio alla XVIII Assemblea Nazionale. Tante le emozioni, i momenti di condivisione, di intrattenimento e di musica sia inclusiva, fatta da strumenti inusuali, sia riflessiva contro la guerra, ricordando la festa della liberazione, ma anche dolce e avvolgente, proprio come un abbraccio. Il colonnato del Bernini ha abbracciato 80 mila persone tra soci e amici dell’AC, dagli adultissimi ai bambini. Un abbraccio forte e calzante come il tema della giornata, che è entrata nel vivo con l’arrivo del Santo Padre. Papa Francesco è stato accolto da un mare di cappellini gialli e blu e da centinaia di bandiere che sventolavano sulle note dell’inno composto per l’occasione: “Come ali, ali nel vento che delicatamente fanno un abbraccio..tutti siamo liberi per Amore, tutti siamo liberi per amare!” Un entusiasmo così grande che ha portato il Papa ad esclamare: «Passando in mezzo a voi, ho incrociato sguardi pieni di gioia, pieni di speranza. Grazie per questo abbraccio così intenso e bello». L’abbraccio è stato reciproco e lo sguardo e il sorriso di Papa Francesco sono entrati come gioia luminosa e calda nel cuore di chi si trovava in Piazza San Pietro. «Lo slancio che oggi esprimete in modo così festoso non è sempre accolto con favore nel nostro mondo: a volte incontra chiusure e resistenze, per cui le braccia si irrigidiscono e le mani si serrano minacciose, divenendo non più veicoli di fraternità, ma di rifiuto e contrapposizione, anche violenta, di diffidenza nei confronti degli altri, vicini e lontani, fino a portare al conflitto. Quando l’abbraccio si trasforma in un pugno è molto pericoloso» ha sottolineato il Pontefice. Poi Francesco ha espresso una convinzione: «All’origine delle guerre ci sono spesso abbracci mancati o abbracci rifiutati, a cui seguono pregiudizi, incomprensioni e sospetti, fino a vedere nell’altro un nemico. E tutto ciò purtroppo, in questi giorni, è sotto i nostri occhi, in troppe parti del mondo». Quindi, ha invitato a riscoprire il senso e il valore degli abbracci.
«L’abbraccio è una delle espressioni più spontanee dell’esperienza umana». Per ognuno di noi, al primo abbraccio dei genitori ne seguono tanti altri, ma la nostra vita è soprattutto «Avvolta dal grande abbraccio di Dio, che ci ama per primo». Tre i tipi di abbraccio che Francesco ha posto alla riflessione dei presenti: «L’abbraccio che manca, l’abbraccio che salva, l’abbraccio che cambia la vita». Riflettendo su queste tre immagini, Papa Francesco ha toccato il tema della chiusura e della guerra, soffermandosi poi su quell’abbraccio misericordioso di Dio, attraverso il quale «impariamo ad abbracciare gli altri» per giungere, infine, a quegli abbracci che hanno «segnato una svolta decisiva, come San Francesco, che lasciò tutto per seguire il Signore dopo aver stretto a sé un lebbroso. E se questo è stato valido per loro, lo è anche per noi. » Perché in fin dei conti cosa sarebbe la nostra vita, e come potrebbe realizzarsi la missione della Chiesa senza questi abbracci? Per quel fiume di persone, che bagnava Piazza San Pietro è stato proprio come tornare a casa, in un luogo che è casa per l’Associazione e per tutta la Chiesa universale e, in un unico grande abbraccio il cuore di ciascuno batteva all’unisono.