«Læta quæ plausum geminat parentem redditum cœlo venerata proles
ardet ingens agitare sacro tempores honore…» Con le note dell’inno a San Cerbone si è aperta la celebrazione dei Primi Vespri, presieduta dal nostro Vescovo Carlo, con la quale si è dato inizio ai consueti festeggiamenti in onore del nostro Santo Patrono. Quest’anno, però, all’interno di una cornice rinnovata della Cattedrale restituita totalmente al culto dei fedeli e all’ammirazione delle sue bellezze artistiche. Al termine della liturgia vespertina ha fatto seguito la presentazione ufficiale dei lavori di restauro della Cattedrale con la presenza di interventi da parte dell’ing. Nicola Berlucchi, del dr. Alessandro Bagnoli della Soprintendenza delle Belle Arti di Siena e del nostro Vescovo. Proprio quest’ultimo ha aperto l’incontro rivolgendo ai convenuti parole di gratitudine e ringraziamento, specialmente a quanti, fino a poche ore prima della celebrazione, hanno permesso la realizzazione delle opere che oggi ci offrono l’opportunità di riavere la nostra cattedrale come nuova. Quanto mai importante è stata la riflessione sul significato che il risultato di questi lavori rappresentano per la comunità diocesana tutta: la cattedrale costituita dalle sue architetture solenni, dalle opere d’arte e i suoi simboli, è resa viva dalle azioni liturgiche che in essa la comunità dei fedeli celebra. Sono proprio le celebrazioni, infatti, culmine della vita diocesana, che permettono di evitare quel processo di “musealizzazione” e fanno così rivivere quelle pietre di storia millenaria.
Successivamente ha avuto luogo l’intervento dell’ing. Berlucchi assumendo un carattere dal profilo tecnico espresso con grande precisione e professionalità. L’ingegnere ci ha offerto, anche con l’ausilio di video proiezioni, lo stato in cui versava la cattedrale, quali interventi di sostegno sono stati necessari prevedere e le tecnologie utilizzate. La presa d’atto di uno stato conservativo quanto mai provato dagli anni ha imposto una serie d’interventi che hanno riguardato il consolidamento delle strutture portanti fino ad interessare le coperture con il completo rifacimento del tetto. Infine con il dr. Bagnoli abbiamo potuto ammirare e comprendere appieno la preziosità delle opere pittoriche custodite e conoscere quelle emerse durante gli ultimi lavori interni della cupola. Egli ci ha introdotto nelle vicende che hanno portato al rinvenimento dei frammenti pittorici delle lunette della cupola con i quattro Evangelisti rappresentati con i simboli del Tetramorfo: il leone (San Marco), il bue (San Luca), l’aquila (San Giovanni), l’uomo (San Matteo) e inoltre sono stati riportati alla luce alcune immagini che fanno riferimento ad un ciclo riguardanti episodi della vita di San Cerbone. Quest’ultimi, come i primi, portano la firma dell’artista pisano Enrico di Tedice della Scuola del Giunta Pisano. La certezza dell’attribuzione è confermata dagli studi svolti in corso di restauro mettendo a confronto le opere pittoriche in questione con quelle della Croce di San Martino a Pisa. Particolare da non dimenticare è quello del richiamo bizantino presente negli affreschi del Tedice il quale era solito fondere nelle sue opere con quello tipico toscano del secolo XIII.
ardet ingens agitare sacro tempores honore…» Con le note dell’inno a San Cerbone si è aperta la celebrazione dei Primi Vespri, presieduta dal nostro Vescovo Carlo, con la quale si è dato inizio ai consueti festeggiamenti in onore del nostro Santo Patrono. Quest’anno, però, all’interno di una cornice rinnovata della Cattedrale restituita totalmente al culto dei fedeli e all’ammirazione delle sue bellezze artistiche. Al termine della liturgia vespertina ha fatto seguito la presentazione ufficiale dei lavori di restauro della Cattedrale con la presenza di interventi da parte dell’ing. Nicola Berlucchi, del dr. Alessandro Bagnoli della Soprintendenza delle Belle Arti di Siena e del nostro Vescovo. Proprio quest’ultimo ha aperto l’incontro rivolgendo ai convenuti parole di gratitudine e ringraziamento, specialmente a quanti, fino a poche ore prima della celebrazione, hanno permesso la realizzazione delle opere che oggi ci offrono l’opportunità di riavere la nostra cattedrale come nuova. Quanto mai importante è stata la riflessione sul significato che il risultato di questi lavori rappresentano per la comunità diocesana tutta: la cattedrale costituita dalle sue architetture solenni, dalle opere d’arte e i suoi simboli, è resa viva dalle azioni liturgiche che in essa la comunità dei fedeli celebra. Sono proprio le celebrazioni, infatti, culmine della vita diocesana, che permettono di evitare quel processo di “musealizzazione” e fanno così rivivere quelle pietre di storia millenaria.
Successivamente ha avuto luogo l’intervento dell’ing. Berlucchi assumendo un carattere dal profilo tecnico espresso con grande precisione e professionalità. L’ingegnere ci ha offerto, anche con l’ausilio di video proiezioni, lo stato in cui versava la cattedrale, quali interventi di sostegno sono stati necessari prevedere e le tecnologie utilizzate. La presa d’atto di uno stato conservativo quanto mai provato dagli anni ha imposto una serie d’interventi che hanno riguardato il consolidamento delle strutture portanti fino ad interessare le coperture con il completo rifacimento del tetto. Infine con il dr. Bagnoli abbiamo potuto ammirare e comprendere appieno la preziosità delle opere pittoriche custodite e conoscere quelle emerse durante gli ultimi lavori interni della cupola. Egli ci ha introdotto nelle vicende che hanno portato al rinvenimento dei frammenti pittorici delle lunette della cupola con i quattro Evangelisti rappresentati con i simboli del Tetramorfo: il leone (San Marco), il bue (San Luca), l’aquila (San Giovanni), l’uomo (San Matteo) e inoltre sono stati riportati alla luce alcune immagini che fanno riferimento ad un ciclo riguardanti episodi della vita di San Cerbone. Quest’ultimi, come i primi, portano la firma dell’artista pisano Enrico di Tedice della Scuola del Giunta Pisano. La certezza dell’attribuzione è confermata dagli studi svolti in corso di restauro mettendo a confronto le opere pittoriche in questione con quelle della Croce di San Martino a Pisa. Particolare da non dimenticare è quello del richiamo bizantino presente negli affreschi del Tedice il quale era solito fondere nelle sue opere con quello tipico toscano del secolo XIII.
Tutti gli interventi sono stati occasione propizia per poter riflettere di quali ricchezze la storia ci consegna e di quanta attenzione e rispetto si debba riservare ad esse senza mai dimenticare, però, che è lo stretto rapporto tra fede e arte che rende nuova la nostra rinnovata cattedrale.