Immacolata concezione

Il messaggio del nostro vescovo Carlo

Pubblichiamo il testo integrale del messaggio del nostro vescovo Carlo in occasione della solennità dell’immacolata concezione.

 

Leggi qui in pdf: Messaggio vescovo Immacolata

 

La Costituzione apostolica Ineffabilis Deus (Dio Ineffabile) esalta la «Vergine Maria, Madre di Dio, […] Madre di misericordia e di grazia», e invita ad invocarla «in tutti i pericoli, in tutte le angustie, in tutte le necessità, in tutti i dubbi e in tutte le trepidazioni». Poiché «non vi può essere […] motivo di timore o di disperazione quando Ella è la nostra guida e il nostro auspicio, quando Ella ci è propizia e ci protegge; poiché Ella ha un cuore materno per noi e, mentre tratta gli affari che riguardano la salvezza di ciascuno di noi, è sollecita di tutto il genere umano» (Pio IX, Cost. ap. Ineffabilis Deus. Definizione dogmatica dell’immacolato concepimento della B.V. Maria, 8.XII.1854).
Carissimi fratelli e sorelle, come è necessaria ai nostri giorni la speranza di un cuore materno, di un occhio materno che ci soccorra!

Siamo sempre più dimentichi e distratti di chi siamo, del dono grande della nostra vita e di quella di ogni uomo, di quel giardino stupendo affidatoci dal Signore perché lo custodiamo e lo godiamo.

 

La vocazione stessa dell’uomo è equivocata e fraintesa. Il suo lavoro quotidiano non ha più come riferimento il Creatore e così il suo arrabattarsi non fa altro che creare disarmonia, emarginazione e sempre più numerose ed inedite situazioni di sfruttamento.
Il nostro tempo pare abbia dimenticato che «[…] l’intervento umano che favorisce il prudente sviluppo del creato è il modo più adeguato di prendersene cura, perché implica il porsi come strumento di Dio per aiutare a far emergere le potenzialità che Egli stesso ha inscritto nelle cose: “Il Signore ha creato medicamenti dalla terra, l’uomo assennato non li disprezza” (Sir 38,4)» (Francesco, Lett. Enc. Laudato sì. sulla cura della casa comune, 24.V.2014, n. 124).
L’uomo non solo ha dimenticato di essere collaboratore del Dio Creatore, sfregiando così quello che doveva custodire, ma neanche sa più curare il frutto dell’impegno di tanti secoli che oggi gli è consegnato. A questo proposito sottolineava papa Francesco: «insieme al patrimonio naturale, infatti, vi è un patrimonio storico, artistico e culturale, ugualmente minacciato. […] Perciò l’ecologia richiede anche la cura delle ricchezze culturali dell’umanità nel loro significato più ampio. […] La cultura non solo intesa come i monumenti del passato, ma specialmente nel suo senso vivo, dinamico e partecipativo, che non si può escludere nel momento in cui si ripensa la relazione dell’essere umano con l’ambiente» (Ibidem, n. 143).
Le conseguenze di questa trascuratezza del creato, sia al livello naturale che culturale, balzano ai nostri occhi. Se ci volgiamo intorno, se ascoltiamo i notiziari ormai diventati bollettini di guerra, si avverte una sensazione di impotenza, una tentazione a rassegnarsi di fronte a scelte folli dei «grandi della terra» che pare non si accorgano di come l’umanità è vicina a un terribile collasso, trovandosi in un giro vertiginoso, in cui fa fatica a ritrovarsi. «Ogni giorno, infatti, attraverso i giornali, la televisione, la radio, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci, perché il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula. Il cuore si indurisce e i pensieri si incupiscono. Per questo la città ha bisogno di Maria, che con la sua presenza ci parla di Dio, ci ricorda la vittoria della Grazia sul peccato, e ci induce a sperare anche nelle situazioni umanamente più difficili» (Benedetto XVI, Discorso, 8.XII.2009).
Da sempre la donna recupera, progetta e intesse relazioni nella famiglia e nella città degli uomini. Quella della donna, è una vocazione a servire la vita e così vivacizzare luoghi e situazioni non di rado mortificate e avvilite da un umano sempre meno sincero e autentico; incapace di riconoscere i propri errori e sempre più votato a imporsi ad ogni costo, divenendo giorno dopo giorno, dimentico della sua dignità e sprezzante di ogni valore e responsabilità. Oggi contempliamo la donna per eccellenza nella sua bellezza. Maria, nuova Eva, ha vissuto pienamente la vocazione della donna servendo, custodendo, facendo sbocciare la vita. Corredentrice, ella recupera quello che è spezzato, portando la creazione alla sua armonia.

Maria è icona, immagine della Chiesa. E come ogni madre, la Chiesa, contempla in Maria ciò che deve credere e imitare.

Mai come oggi la chiesa è chiamata ad uscire e offrirsi con quello stile di semplicità e gratuità, di accoglienza e di tenerezza che non giudica, non decide cosa deve fare o cosa dovrebbe aver fatto l’altro, ma lo sostiene con una presenza di verità che non si impone e, al tempo stesso, non cerca compromessi.

 

Come scriveva papa Francesco, al tempo del suo servizio episcopale a Buenos Aires, « […] niente proposte mirabolanti, di rottura, asettiche, che partono da zero, che si distanziano per “pensare” come bisognerebbe fare perché Dio viva in una città senza dio. Dio vive già nella nostra città e ci chiede – mentre riflettiamo – di uscirgli incontro per scoprirlo, per costruire relazioni di vicinanza, per accompagnarlo nel suo accrescimento e incarnare il fermento della sua Parola in opere concrete. Lo sguardo della fede cresce ogni volta che mettiamo in pratica la Parola. La contemplazione migliora per mezzo dell’azione. Agire come buoni cittadini – in qualsiasi città – migliora la fede. Paolo raccomandava fin dall’inizio di essere buoni cittadini (cf. Rom 13,1). È l’intuizione del valore dell’inculturazione: vivere a fondo l’umano, in qualsiasi cultura, in qualsiasi città, migliora il cristiano e feconda la città, le conquista il cuore» (J.M. Bergoglio, Primo congresso regionale di pastorale urbana, Buenos Aires 28.X. 2011).

È proprio imitando Maria, donna semplice e vera, donna presente e accogliente, piena di premura per l’altro, che la Chiesa riscoprendo sempre più la sua autentica vocazione, sarà capace di suscitare la città degli uomini che si sforza di lasciar trasparire, attraverso una vita sempre più umana perché cristiana, una presenza che faccia ritornare l’uomo a guardare il cielo.

 

Guardando alla «Madre delle cose ricreate», alla «Madre di ogni riparazione», chiediamo la grazia di avere gli occhi e il cuore pieni della luce di quella meta che disperde l’oscuro groviglio del non senso e dell’assurdo, dando significato e immenso valore al nostro essere al mondo, alla nostra vita, ad ogni vita. Invochiamo insistentemente l’umile serva del Signore, l’Immacolata, perché ci liberi dalle mani dei nostri nemici e dal peccato, per poter servire il Signore in santità e giustizia per tutti i nostri giorni e custodire questo giardino stupendo affidatoci dal Creatore.
A tutti un caro saluto e un invito a pregare per la pace, in questa solennità dell’Immacolata Concezione, con le parole del grande papa san Giovanni Paolo II:

 

Te, primizia dell’umanità redenta da Cristo,
finalmente liberata dalla schiavitù del male e del peccato,
eleviamo insieme una supplica accorata e fidente:
Ascolta il grido di dolore delle vittime delle guerre e di tante forme di violenza, che insanguinano la Terra. (…)
Madre di misericordia e di speranza, ottieni per gli uomini e le donne
del terzo millennio il dono prezioso della pace:
pace nei cuori e nelle famiglie, nelle comunità e fra i popoli;
pace soprattutto per quelle nazioni
dove si continua ogni giorno a combattere e a morire”.
(San Giovanni Paolo II, 8.XII.2003)

 

+ Carlo, vescovo

4 Dicembre 2024

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