Fede: una sfida o una culla?

Pastorale giovanile, il viaggio a Roma

La Pastorale giovanile ha vissuto il giorno dopo Pasqua a Roma. La testimonianza di una ragazza partecipante

Nella vita bisogna porsi delle sfide. La nostra esistenza non è staticità, ma dinamismo e, di conseguenza, viaggio. Anche il nostro cammino di fede è un viaggio, che ha un’inizio e che, un giorno, conoscerà una fine. Ma, proprio come non dobbiamo rattristarci per la fine di una gita, allo stesso modo non dobbiamo preoccuparci per la fine del nostro, di viaggio.

Del nostro peregrinare alla ricerca di una meta.

Forse è per questo che abbiamo deciso di viaggiare in gruppo, per imparare ad apprezzare anche il viaggio, e non solo la destinazione, per apprendere che la condivisione genera forza, non debolezza. Logicamente, dove potevamo andare se non nella Città eterna, dove Cristianesimo e paganesimo convivono, dove si cammina avendo a destra antichi palazzi romani e a destra caduci palazzi odierni?
Dove è impossibile non porsi domande sulla solidità delle case della nostra fede, vedendo quegli edifici antichi che, dopo millenni, non si sottraggono al sole e ai venti e offrono al mondo il loro volto, e poi paragonarli alle palazzine erette in fretta, senza basi, senza fondamenta, senza interesse.
Andare in piazza San Pietro e domandarsi se sia più semplice credere in un contesto perenne di sfida o di indifferenza e se, in fondo, la nostra fede sia profonda o solo di facciata.
Camminare sotto la pioggia per ore perché non si ha voglia di fermarsi, perché bisogna andare avanti e non preoccuparsi se si va a sbattere, se ci si perde, se si è stanchi, poiché ci sarà sempre Qualcuno che ci aspetterà per aiutarci.
Non essere tristi quando è l’ora di ripartire, e ricordare con leggerezza i bei momenti passati e preparare il cuore per quelli futuri.
Arrivare a casa, nel nostro comodo letto, e sentirsi cullati dopo le sfide e le fatiche della giornata. E poi ripensare alle interminabile chiacchiere e ai lunghi confronti, ai pasti frugali, alle risate, ai sorrisi rubati, agli amici rivisti, a quando sembrava di non arrivare più e, invece, abbiamo visto il Sole fare capolino fra le nubi. Nuvole di sabbia, cupe, ma non impenetrabili.