Condividiamo l’articolo pubblicato sull’edizione di domenica 8 gennaio del nostro settimanale <<La Traccia>>, inserto di TOSCANA OGGI
Finalmente! Dopo questi ultimi anni di restrizioni, che ci hanno impedito di partecipare alla Messa di Natale celebrata nel Carcere di Porto Azzurro dal nostro vescovo, venerdì 23 dicembre abbiamo potuto di nuovo condividere con i nostri fratelli detenuti momenti di preghiera ,di riflessione , di commozione e di gioia, quella che viene dal cuore. Non ci sentiamo soli e diversi, ma tutti chiamati da Colui che viene. E lo invochiamo il Dio che si è fatto uomo per noi. Vieni! Vieni! Non ci abbandonare.
Il Vescovo, mons. Carlo Ciattini, ci invita a usare con rispetto la parola, le parole, partendo dal vangelo di Luca che racconta di Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, al quale, da muto che era, “si aprì la bocca e si sciolse la lingua e parlava benedicendo Dio”.
La parola, le parole, usate spesso per vanagloria e con inganno, acquistano infinito valore se ispirate da Dio, che è Verità, Via e Vita. La parola, che non può prescindere dall’ascolto, prima di tutto dell’interiore spirito d’amore e quindi dall’ascolto attento dell’altro, degli altri, ai quali invece spesso ci accostiamo con superficialità e sufficienza.A nome suo e dei compagni, Valentin ringrazia il Vescovo che viene in carcere a festeggiare insieme la nascita di Gesù e “ci consola – egli dice – insegnandoci quanto è buono il Signore, che è sempre presente e ci libera dal male e ci allieta, nonostante che abbiamo sbagliato e peccato”. Un pensiero grato Valentin lo rivolge al cappellano, don Francesco, sempre sollecito a sostenere sia nelle difficoltà materiali che spirituali chi si rivolge a lui. E il coro dei detenuti, accompagnato da volontari appassionati di musica e maestri di solidarietà, riempie di armonia l’ampia sala che, come dice don Francesco ha l’aspetto e la sacralità di una cattedrale, perché in un certo modo, per un “braccio” che la attraversa, sembra rappresentare una croce, sia soprattutto perché contiene l’altare con l’Eucarestia, che infonde coraggio e speranza.
Nella settimana precedente due eventi hanno animato la vita nel carcere di Porto Azzurro. Giovedì 15 dicembre il Concerto di Natale, che negli anni scorsi era stato cancellato causa Covid, ha allietato i presenti con dei bei brani musicali, interpretati con bravura e sentimento ,con la guida di ottimi maestri. E’ stata anche l’occasione per premiare gli studenti detenuti che hanno conseguito la licenza media e i diplomati di scuola secondaria di secondo grado. Si è così ribadita l’importanza della scuola e della cultura per la crescita personale, per la conquista di un patrimonio che rende liberi dall’ignoranza e consapevolmente critici, nel senso di capaci di giudizio meditato della realtà in cui si è immersi. Il saluto finale è stato preceduto da un gradito assaggio di dolci natalizi offerti da Unicoop Tirreno di Portoferraio.
L’altro evento sabato 17 è stata la prova aperta di uno spettacolo teatrale, che probabilmente sarà messo in scena nel mese di aprile. Si tratta di un atto unico “La fabbrica delle parole”, di Marc Bonet, un testo non facile, finemente intelligente, mai banale. Anche il Progetto teatrale, portato avanti a Porto Azzurro dal laboratorio “Il carro di Tespi”, condotto dalla prof. Manola Scali, ha subito un lungo stop e varie pause a causa della pandemia. Il laboratorio teatrale di Porto Azzurro fa parte di un più vasto progetto di ” Teatro in Carcere” finanziato e sostenuto dalla Regione Toscana. E’ auspicabile d’ora in poi, superati i limiti imposti dall’emergenza sanitaria, l’uso della sala polivalente per le prove, che in questo lungo periodo si sono svolte nella ristrettezza di un’aula scolastica, con evidente difficoltà di acquisire disinvoltura di movimenti, di gestualità, di potenza vocalica. Da apprezzare comunque l’impegno di tutti e la trascinante colonna sonora,cioè la chitarra di Daniele e il violino di Valentina.
Chiudo con un’esperienza mia personale, che mi ha emozionato e commosso profondamente. Un uomo, che in carcere 25 anni fa conseguì il diploma di maturità dopo un quinquennio di Istituto magistrale organizzato e condotto a termine da un gruppo di insegnanti volontari di cui facevo parte e poco dopo tornò libero ,si è ricordato di me appunto dopo 25 anni e la vigilia di Natale mi ha telefonato per farmi gli auguri.
Anche questo è il Carcere: affetto e gratitudine . E per il volontario? una carezza che arriva al cuore.Licia Baldi – Associazione Dialogo