Dal Comunicato dei Vescovi italiani in occasione della 76esima Assemblea Generale
Il Cammino sinodale
“In ascolto delle narrazioni del popolo di Dio. Il primo discernimento: quali priorità stanno emergendo per il Cammino sinodale?” è stato il tema dell’Assemblea che si è concentrata su quanto fatto finora per individuare alcuni snodi pastorali prioritari sui quali condurre il secondo anno di ascolto, che avrà – ancora una volta – un taglio narrativo. Il primo anno, iniziato ufficialmente lo scorso ottobre, ha coinvolto pressoché tutte le Chiese in Italia: le 206 sintesi diocesane, pervenute al Gruppo di coordinamento, hanno raccolto quanto espresso da oltre 40mila gruppi sinodali che hanno coinvolto quasi mezzo milione di persone. Come confermato da molte delle sintesi diocesane, privilegiare l’ascolto delle esperienze ha permesso a tutti i partecipanti di esprimersi, senza preoccuparsi di formulare concetti precisi, e ha favorito l’esternazione di tanti sentimenti – spesso compressi nell’animo nei due anni della pandemia – sia sotto forma di apprezzamenti e proposte sia sotto forma di critiche e richieste.
Degli oltre 400 referenti diocesani (presbiteri, diaconi, laici e consacrati), trentadue, cioè due per ogni regione ecclesiastica, hanno preso parte ai lavori dell’Assemblea, portando il loro contributo di riflessione e di esperienza.
L’Assemblea ha approvato la seguente mozione: “Il Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia prosegue con il secondo periodo della fase narrativa. I Vescovi, in ascolto del Popolo di Dio, guardano con convinzione a questo percorso secondo quanto indicato da Papa Francesco con il Sinodo universale e proposto per l’Italia dal Gruppo di coordinamento nazionale. Per questo, affidano alla Presidenza, sentito il Consiglio Permanente, la cura dell’elaborazione del testo di sintesi della fase nazionale da inviare alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. Allo stesso tempo, incaricano il Consiglio Permanente di approvare testi e strumenti per proseguire il Cammino sinodale tenendo conto del cronoprogramma e delle linee discusse da questa Assemblea. In questo è importante il coinvolgimento dei territori attraverso le Conferenze Episcopali Regionali”.
Le priorità per il secondo anno del Cammino sinodale, che dovranno essere ulteriormente messe a fuoco nelle prossime settimane negli incontri regionali tra referenti diocesani e Vescovi, si stanno profilando come “cantieri”, con momenti anche esperienziali, che favoriranno l’ulteriore ascolto delle persone. Le priorità individuate, sotto forma di “cantiere” sono tre: corresponsabilità e formazione degli operatori pastorali, ascolto dei “mondi” (poveri, giovani, donne, professioni, culture…) e snellimento delle strutture ecclesiali. Ogni Chiesa locale, poi, sceglierà un quarto cantiere, sulla base della sintesi diocesana raggiunta alla fine del primo anno di ascolto. La traccia per il secondo anno sinodale verrà consegnata ai primi giorni di luglio.
Nota sui ministeri istituiti
L’Assemblea Generale ha approvato “ad experimentum” per il prossimo triennio la Nota “I ministeri del Lettore, dell’Accolito e del Catechista per le Chiese che sono in Italia”. Il documento recepisce gli interventi di Papa Francesco per orientare la prassi concreta sui ministeri istituiti, sia del Lettore e dell’Accolito (per i quali si attende la revisione dei riti di istituzione da parte della Congregazione per il Culto Divino), sia del Catechista. Con la Nota, inoltre, la Conferenza Episcopale Italiana intende inserire il tema dei “ministeri istituiti” all’interno del Cammino sinodale, in modo che possa diventare anche un’opportunità per rinnovare la “forma Ecclesiae” in chiave più comunionale. Il Cammino sinodale costituirà così un luogo ideale di verifica anche sulla effettiva ricaduta dei nuovi ministeri istituiti del Lettore, dell’Accolito e del Catechista nella prassi ecclesiale. L’Assemblea Generale ha affidato al Consiglio Episcopale Permanente il compito di determinare le modalità di verifica e di approfondimento del tema. I Vescovi si sono confrontati sulla durata dei percorsi formativi, sottolineando la necessità di avere linee comuni e condividendo la proposta di fissare a 25 anni la soglia di età per l’accesso ai ministeri.
IL COMUNICATO INTEGRALE