È vero che, come ci dice la disciplina archivistica, non si possono applicare categorie estetiche a documenti o a pezzi d’archivio. Non si ha a che fare infatti con un museo o una biblioteca di libri pregiati; l’archivio vale molto di più di un generico “bello”: esso racchiude in sé la storia, i gesti di chi la storia l’ha fatta, le tracce, la memoria di una bellezza la cui bellezza però sta nella sua veridicità e autenticità. Allo stesso tempo è altrettanto vero che traspare, a volte, impercettibilmente, una bellezza anche dalle carte ma è quella bellezza che, trascendendo ogni criterio estetico, riguarda la loro fattura, il modo in cui sono state prodotte, è la bellezza del gesto di chi ha prodotto le carte paragonabile al gesto di chi, nel marmo, scolpisce una figura umana.
Vorrei riportare l’esempio quindi di due pezzi d’archivio contenuti nel nostro Archivio storico della Diocesi di Massa Marittima-Piombino e che costituiscono quasi un unicum nel complesso documentario ivi conservato.
Il primo è un pezzo a dir poco singolare ed è il cosiddetto Libro delle Condemnagioni. Il contenuto è molto… continua nel file allegato
Il primo è un pezzo a dir poco singolare ed è il cosiddetto Libro delle Condemnagioni. Il contenuto è molto… continua nel file allegato