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Con il Mercoledì delle Ceneri inizia il cammino quaresimale che ci condurrà alla celebrazione della Pasqua del Signore, il 12 Aprile.
La Chiesa in questo tempo prega così: «Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua, perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa, attingano ai misteri della redenzione la pienezza della vita nuova in Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore».
Ed ancora: «Tu hai stabilito per i tuoi figli un tempo di rinnovamento spirituale perché si convertano a te con tutto il cuore e liberi dai fermenti del peccato vivano le vicende di questo mondo, sempre orientati verso i beni eterni».
Dunque la Quaresima è cammino, itinerario, nuovo esodo che ci conduce verso la Pasqua. Un itinerario spirituale che vuole condurre ogni uomo di buona volontà alla vittoria sulle insidie dell’antico tentatore e al dominio sulle seduzioni del peccato.
L’uomo è chiamato, con l’aiuto di Dio, a questa vittoria, lottando con le armi del digiuno e della penitenza per giungere ad un profondo rinnovamento nello spirito, ad una più autentica riconciliazione con Dio suo Creatore.
In questa ottica è attualissima la pratica del digiuno, della preghiera, della carità. Digiunare per essere più presenti a se stessi. Pregare per essere in comunione con Dio. La carità fraterna per testimoniare Dio unico Padre di tutti che vuole che i suoi figli siano gli uni per gli altri dono.
NORME PRATICHE CIRCA IL DIGIUNO E L’ASTINENZA.
Il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo tutti coloro che hanno compiuto la maggiore età fino al 60° anno finito sono tenuti al digiuno che consiste nel fare un solo pasto completo durante la giornata e tutti i venerdì di Quaresima coloro che hanno compiuto il 14° anno di età sono tenuti ad astenersi dalle carni.
Così anche per gli altri venerdì dell’anno nei quali, comunque, i vescovi italiani hanno stabilito che lo stretto obbligo dell’astensione dalle carni può essere sostituito da qualche altra opera di penitenza: astensione da cibi desiderati e/o costosi; atto di carità; maggior impegno nel sopportare le difficoltà della vita; lettura della Sacra Scrittura; nel prendere un po’ di cibo al mattino e alla sera.
IL MERCOLEDÌ DELLE CENERI
Il mercoledì delle Ceneri è giorno di digiuno e astinenza dalle carni (così come lo è il Venerdì Santo, mentre nei venerdì di quaresima si è invitati all’astensione dalle carni). Come ricorda uno dei prefazi di Quaresima, «con il digiuno quaresimale» è possibile vincere «le nostre passioni» ed elevare «lo spirito». Durante la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri il sacerdote sparge della cenere benedetta sul capo o sulla fronte. Secondo la consuetudine, la cenere viene ricavata bruciando i rami d’ulivo benedetti nella Domenica delle Palme dell’anno precedente. La cenere imposta sul capo è un segno che ricorda la nostra condizione di creature ed esorta alla penitenza.
Nel ricevere le ceneri l’invito alla conversione è espresso con una duplice formula: «Convertitevi e credete al Vangelo» oppure «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai». Il primo richiamo è alla conversione che significa cambiare direzione nel cammino della vita e andare controcorrente (dove la “corrente” è lo stile di vita superficiale, incoerente ed illusorio). La seconda formula rimanda agli inizi della storia umana, quando il Signore disse ad Adamo dopo la colpa delle origini: «Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!» (Gen 3,19). La parola di Dio evoca la fragilità, anzi la morte, che ne è la forma estrema. Ma se l’uomo è polvere, è una polvere preziosa agli occhi del Signore perché Dio ha creato l’uomo destinandolo all’immortalità.
SEGNI: DIGIUNO, ELEMOSINA, PREGHIERA
Il digiuno, l’elemosina e la preghiera sono i segni, o meglio le pratiche, della Quaresima. Il digiuno significa l’astinenza dal cibo, ma comprende altre forme di privazione per una vita più sobria.
Il digiuno è legato poi all’elemosina. San Leone Magno insegnava in uno dei suoi discorsi sulla Quaresima: «Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggiore sollecitudine e devozione, perché si adempia la norma apostolica del digiuno quaresimale consistente nell’astinenza non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati. A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell’elemosina, la quale sotto il nome unico di “misericordia” abbraccia molte opere buone». Così il digiuno è reso santo dalle virtù che l’accompagnano, soprattutto dalla carità, da ogni gesto di generosità che dona ai poveri e ai bisognosi il frutto di una privazione. Non è un caso che nelle diocesi e nelle parrocchie vengano promosse le Quaresime di fraternità e carità per essere accanto agli ultimi.
La Quaresima, inoltre, è un tempo privilegiato per la preghiera. Sant’Agostino dice che il digiuno e l’elemosina sono «le due ali della preghiera» che le permettono di prendere più facilmente il suo slancio e di giungere sino a Dio. E san Giovanni Crisostomo esorta: «Abbellisci la tua casa di modestia e umiltà con la pratica della preghiera. Così prepari per il Signore una degna dimora, così lo accogli in splendida reggia».
26/02/2020 12:22
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