Cristo è la nostra pace

Il messaggio del nostro vescovo Carlo

Nel testo che segue l’omelia del nostro vescovo Carlo in occasione della solennità di Maria santissima Madre di Dio, primo gennaio (foto: processione durante l’apertura dell’anno giubilare in diocesi)

 

Leggi qui in pdf: Solennità Madre di Dio – 2025

 

Un augurio di pace vera e carità sincera a tutti voi, carissimi, per questo nuovo anno che vogliamo sperare sia veramente un Anno Santo. Non solo perché è stato proclamato tale, ma perché lo vogliamo accogliere e vivere nella fede di quanti credono che Dio, nella sua Provvidenza, dà inizio e compimento a tutto il bene che è nel mondo; e chiedere che per sua grazia possiamo gustare le primizie del suo amore misericordioso per goderne felicemente i frutti (Cf. Preghiera sulle offerte).

Un frutto da tutti oggi desiderato è la pace, quella vera, frutto della fatica di ogni uomo, maschio o femmina che sia; ma tutti siamo chiamati a questa fatica, e al tempo stesso, a non farci ingannare dall’illusione che per raggiungere il grande bene della pace siano sufficienti incontri, simposi, intese o altro.

Sappiamo bene che «[…] non si dà pace fra gli uomini se non vi è pace in ciascuno di essi, se cioè ognuno non instaura in se stesso l’ordine voluto da Dio. “Vuole l’anima tua — si domanda sant’ Agostino — vincere le tue passioni? Sia sottomessa a chi è in alto e vincerà ciò che è in basso. E sarà in te la pace: vera, sicura, ordinatissima. Qual è l’ordine di questa pace? Dio comanda all’anima, l’anima al corpo; niente di più ordinato” (Discorso 53/a,  n. 12)» (Pacem in terris, n. 88).

Soltanto da una vera conversione, personale, comunitaria e internazionale, potrà fiorire una vera pace che non si manifesti solo nella conclusione dei conflitti, ma in una nuova realtà in cui le ferite siano curate e ad ogni persona venga riconosciuta la propria dignità (Cf. FRANCESCO, Messaggio per la giornata della pace 2025: “Rimetti a noi i nostri debiti: concedici la tua pace”).

Ora Cristo è la nostra pace (Cf. Ef  2,14)!

 

Infatti la benedizione e la salvezza di Dio passano attraverso Cristo, il Principe della pace. L’incontro con Lui è l’occasione, non un’occasione, ma l’occasione per entrare nel cammino di liberazione e di salvezza. È Lui il frutto della terra, il frutto di Maria, la “dignitas terrae”.

 

Questa espressione è contenuta in una interpretazione allegorica della Genesi. Agostino, commentando il versetto Gen 2, 6 afferma: «Una fonte saliva… e irrigava tutta la terra». Il santo vede nella fonte lo Spirito Santo e nella terra Maria, la madre del Signore, la dignitas terrae.

Carissimi, anche oggi lo Spirito irriga la terra, quella terra che siamo noi, e là dove è accolto la terra fiorisce e produce frutti di bene e di pace. Scrive sant’Ireneo: «Come la terra arida non può produrre frutti se non riceve acqua, così anche noi, che eravamo prima legno secco, non avremmo mai dato frutti di vita senza la pioggia celeste mandata liberamente» (Dal trattato Contro le eresie, Libro 3).

Approfittiamo di questo giorno in cui un anno finisce e l’altro inizia per un sincero esame di coscienza. Nella maggior parte delle persone questo momento è sopraffatto da rumori e frastuoni, da ogni genere di cose eccitanti e voci che urlano, non sappiamo bene, se di gioia o di qualcosa d’altro.

Forse sarebbe necessario insieme alla gioia, all’euforia del far festa a tutti i costi, «approfittare di questa occasione per uno sguardo retrospettivo di esame e valutazione; qualche tipo di rendiconto, davanti alla coscienza, davanti a Dio. […] Sarebbe in qualche modo attrezzarsi per il nuovo; un apprestarsi alle prove, ai compiti e alle disposizioni della sorte che ci attende in futuro; uno stare all’erta per scorgere ciò che mostra la strada, quanto dà forza e coraggio» (R. GUARDINI, Natale e Capodanno, pensieri per fare chiarezza, Brescia 2023, pp. 48-49).

È solo attraverso questo esercizio di verità verso noi stessi che possiamo entrare con il passo giusto nel nuovo anno e aiutare le nuove generazioni ad essere sempre forti e lieti nel prepararsi a costruire il loro domani. Come ha scritto papa FRANCESCO: «Dovremmo cercare di eliminare ogni pretesto che possa spingere i giovani a immaginare il proprio futuro senza speranza, oppure come attesa di vendicare il sangue dei propri cari. Il futuro è un dono per andare oltre gli errori del passato, per costruire nuovi cammini di pace» (Messaggio per la giornata della pace 2025, n. 11).

 

Non c’è da illudersi e da illudere: la storia degli uomini è una navigazione difficoltosa e perfino turbolenta.

 

Veramente «la vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza» (Spe salvi, n. 49). Luci che riverberano l’unica luce che è Cristo.

Il primo riverbero senza eguali è Maria, Madre della speranza. Lei, perciò, è esemplare per tutti «come la donna docile alla voce dello Spirito, donna del silenzio e dell’ascolto, donna di speranza, che seppe accogliere, come Abramo, la volontà di Dio “sperando contro ogni speranza” (Rm, 4, 18)» (GIOVANNI PAOLO II, lettera apostolica Tertio millennio adveniente, n. 48).

Carissimi, siamo chiamati come cristiani a guardare la storia con gli occhi dei credenti. La storia di una lotta che non ha mai visto una sconfitta definitiva dell’uomo; di un uomo definitivamente allo sbando o in balia di sé. Non abbiamo allora alcuna ragione di disperare.

Mi piace rapportare l’inizio dell’anno a quel grande avvenimento che è l’Annunciazione. Nel passato spesso si volle segnare l’inizio dell’anno al giorno dell’Annunciazione. Ora io desidero collegare quel grandissimo evento all’inizio dell’anno che si apre davanti a noi. Perché?

Per attingere speranza. Perché il mistero grande dell’Annunciazione ci racconta e ci annuncia un ribaltamento, un rovesciamento così forte e radicale che ha cambiato ogni prospettiva della storia dell’uomo. Quel Dio invisibile si è fatto visibile e si è messo dalla parte dell’uomo. Ecco la ragione della nostra speranza: Il Signore Gesù è per noi! Egli è la nostra speranza. Come ha scritto papa BENEDETTO XVI: «Dio non è legato alle pietre, ma si lega a delle persone viventi. Il Sì di Maria gli apre lo spazio in cui può innalzare la propria tenda» (Il Dio vicino. Cinisello Balsamo 2003, pagina 18).

Veramente, come abbiamo richiamato all’inizio, possiamo ripetere gioiosamente e vivacemente quanto pregheremo tra poco sulle offerte:

 

O Dio, che nella tua provvidenza
dai inizio e compimento a tutto il bene che è nel mondo,
concedi a noi, nella solennità della divina maternità di Maria,
di gustare le primizie del tuo amore misericordioso
per goderne felicemente i frutti.

 

Felice, sereno e santo 2025.

+ Carlo, vescovo

2 Gennaio 2025

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